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Con il 50% della coltivazione mondiale di quercus suber, il Portogallo è il primo produttore al mondo di sughero, il cui impiego più comune in edilizia è sotto forma di pannello isolante auto-espanso e auto-collato, volgarmente detto “tostato” o “bruno”.

Le Foreste di Querce Portoghesi
La quercia da sughero è originaria del bacino del Mediterraneo occidentale, dove trova le condizioni ideali per la sua crescita. I sughereti del Portogallo, protetti con editti reali sin dal Medioevo, sono stati oggetto di piantumazione programmata e, attualmente, ricoprono l’8% del territorio portoghese e producono il 49,6% del sughero mondiale, contro il 3% della nostra Sardegna.

Il querceto, un ecosistema molto speciale
Unico e delicato, il sughereto è uno dei 35 ecosistemi più ricchi ed importanti per biodiversità del mondo. Ospita oltre 160 specie di uccelli, 24 specie di rettili e anfibi e 37 specie di mammiferi, alcuni a rischio di estinzione. Per ogni 1000 mq di territorio, esistono circa 135 specie diverse di piante.

La quercia da sughero rappresenta un valore di prim’ordine per l’ecosistema e l’ambiente:

previene il degrado del suolo,
rende i suoli più produttivi,
regola il ciclo idrogeologico,
combatte la desertificazione,
è una barriera alla propagazione degli incendi,
cattura e immagazzina CO2,
garantisce la biodiversità,
combatte le alterazioni climatiche.
Il Portogallo, un polmone verde per tutta l’Europa
Le foreste sono le grandi alleate nella lotta al riscaldamento globale. Si impara sin dalle scuole elementari che, tramite la fotosintesi, gli alberi assorbono l’anidride carbonica e la trasformano in tessuti organici, trattenendo il carbonio.

Essendo un albero molto longevo, la quercia favorisce come nessun altro l’immagazzinamento del carbonio nel corso delle decine di anni della propria vita.

Considerando la superficie totale dei querceti, le foreste di quercia del bacino occidentale del mediterraneo hanno una capacità di ritenzione di CO2 di circa 30 milioni di tonnellate, equivalenti a circa 15 ton/ettaro. (fonte: Istituto Superiore di Agronomia del Portogallo, 2014). Il solo Portogallo è responsabile per la ritenzione di circa 10 milioni di tonnellate di CO2

La struttura della quercia
Il tronco della quercia si compone del fusto in legno, che risulta essere un buon combustibile per legna e carbone e della corteccia, un tessuto formato da micro cellule alle quali viene dato il nome di sughero.

È subito evidente la natura protettiva del sughero rispetto al legno: la corteccia di sughero, robusta, resiste alle caldo, al freddo, alle intemperie e al fuoco, proteggendo il fusto di legno, assai più delicato.

Il frutto della quercia è la ghianda, alimento del pregiato Porco Preto Alentejano, una razza di suini autoctona, che vive in libertà e da cui si ottiene il famoso prosciutto crudo.

Il ciclo di vita della pianta: crescita e decortica
La decortica è l’operazione con cui viene asportata la corteggia dalla quercia. Il periodo destinato alla decortica va da maggio ad agosto poiché, per via del caldo, il fusto di legno trattiene maggiormente a sé l’acqua, rendendo più facile l’asportazione della corteccia.

Il primo raccolto avviene quando la quercia ha 25 anni di età e il tronco ha un diametro di 70 cm misurati a 1,3 metri da terra. Le decortiche successive avvengono ad un intervallo di almeno nove anni e si ripetono per circa 15/18 volte.

Il sughero estratto con le prime due decortiche non è adatto alla produzione di tappi, ma ha caratteristiche che lo rendono ideale per la realizzazione di pavimenti, rivestimenti e isolanti, come i pannelli isolanti auto-espansi e auto-collati.

È invece a partire dalla 3ª decortica che si ottiene il sughero più pregiato, ideale per la produzione di tappi di qualità.

Dopo la decortica, su ogni quercia viene segnata l’ultima cifra dell’anno in cui è stata realizzata l’estrazione del sughero.

Con la decortica ha inizio il ciclo di vita del sughero, come materia prima, che lo porta ad essere impiegato anche a protezione delle nostre abitazioni, come isolante termo-acustico naturale.

Fonte: www.architetturaecosostenibile.it